Gino De Dominicis | Paolo Radi
Vuoto a Rendere
L’esibizione personale di Paolo Radi titolata Vuoto a rendere, apre l’ufficiale stagione espositiva della galleria LIBERA Arte Contemporanea. L’artista propone al pubblico quattro opere inedite, che si misurano da un lato con le caratteristiche dello spazio espositivo, dall’altro con un’opera del maestro Gino de Dominicis. Con quest’ultimo l’artista stipula un dialogo fondato sugli aspetti comuni delle relative ricerche: il senso dello spazio, del vuoto, delle distanza. In parole succinte, è la condizione di uno stato precario a legare i due linguaggi. Ma senza per ciò sottendere ad emulazioni espressive; i due artisti hanno identità ben distinte e percorsi generazionali diversi, in tutta evidenza.
Le raffinatezze formali di Paolo Radi (Roma, 1966) si rifanno all’ idea di sottrazione. L’artista progetta e realizza complessi organismi polimaterici che trovano la loro risoluzione finale nella sparizione stessa. Un momento preciso della sparizione alla vista, il momento in cui ciò che osserviamo persiste per un attimo, per non lasciare poi alcuna traccia.
L’oggetto in qualche modo diventa immagine di se stesso, e questa immagine sovrapposta che rende virtuale la presenza di un laborioso manufatto al di sotto, presenza operante e mai residua, è compresa nel suo immobile svanire.
Le raffinatezze formali di Paolo Radi (Roma, 1966) si rifanno all’ idea di sottrazione. L’artista progetta e realizza complessi organismi polimaterici che trovano la loro risoluzione finale nella sparizione stessa. Un momento preciso della sparizione alla vista, il momento in cui ciò che osserviamo persiste per un attimo, per non lasciare poi alcuna traccia.
L’oggetto in qualche modo diventa immagine di se stesso, e questa immagine sovrapposta che rende virtuale la presenza di un laborioso manufatto al di sotto, presenza operante e mai residua, è compresa nel suo immobile svanire.
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Il fare quindi, con tutte le sue implicazioni, si capovolge nella sua naturale estensione, vale a dire quella dimensione di indefinito che dilata la cognizione dell’immagine. Le quattro opere in mostra alla galleria LAC, che inaugura con Radi la sua stagione espositiva, confermano tutti quegli ambiti di ricerca che l’artista esplora da tempo. La sua è insieme una ricerca di affinamento concettuale e suggestione poetica, che accoglie tutte le declinazioni emotive che vanno dal senso del vuoto a quello del silenzio, da quello del progressivo rarefarsi a quello di una laboriosa progettualità. Nell’indefinito, per quanto lucidamente chiaro e privo di omissioni, si posiziona anche la presenza materiale delle opere, tutte realizzate in pvc, perspex e acrilico su tavola: qualcosa di più che scultura, qualcosa di più che pittura, ma tutte e due insieme e nessuna delle due.
È lo spazio il tema principale di Paolo Radi, il gioco delle sovrapposizioni, degli svuotamenti e delle distanze, il tutto analizzato con un avvertito senso del precario. L’idea curatoriale di Alessio Verzenassi è quella di accostare artisti contemporanei e maestri storici per un confronto bastato più che su analogie formali, su affinità processuali. Questa sarà la prima delle quattro mostre previste, tutte comprese in un unico catalogo. E Paolo Radi in questa occasione è accostato a Gino De Dominicis (Ancona, 1947). Dice Verzenassi in proposito: “E’ l’interesse per quella terra di mezzo posta tra onnipresenza e vuoto, ambito del possibile, che porta senso all’accostamento fra la ricerca di Radi e quella del maestro De Dominicis, raccordandoli”.